Il nome di Luca Bianchini fino a sei giorni fa non mi diceva granché: poi, in rapida successione, ho scoperto che scrive su Vanity Fair, che aveva un programma alla radio che ascoltavo senza saperlo la mattina presto andando all'università, e che ha scritto un po' di romanzi dalla copertina molto pop (anche una biografia di Eros Ramazzotti, ma per quello si è fatto perdonare). Insomma di lui non avevo mai letto nulla ma per una serie di coincidenze e rivelazioni mi è capitato di leggere il suo nuovo libro, Siamo solo amici, appena uscito per Mondadori. E ora di Luca Bianchini, dopo averlo letto, mi par di sapere tutto.
Siamo solo amici ("una frase subdola e terribile", dice l'autore) è un libro scritto in modo egregio nella sua semplicità, è quasi un libro familiare, amico, che ti dà confidenza. Soprattutto è un groviglio di emozioni, di storie che sono sì semplici ma che hanno la forza delle vite, quelle vite un po' sconclusionate e ostinatamente complicate come sanno esserlo solo quelle vere. Parla d'amore, ovviamente, ma specialmente di amicizia: e alla fine non si può fare a meno di chiudere il libro con la convinzione che l'amicizia (quella narrata del libro, ma non solo) sia veramente la più sublime e avvolgente esperienza d'amore.
L'ordito è delicato e appassionato, sempre sul sottile limite di un'ambiguità mai negativa, e nemmeno mai svelata; il tutto è giocato molto sul parallelismo (a tratti espresso letterariamente in maniera impeccabile) fra le vicende.
La storia ha al centro due portieri: un portiere d'albergo, un veneziano quarantottenne che non ha altre relazioni al mondo se non quella settimanale con una prostituta e quella atipica e meravigliosa (la più tenera del libro) con l'anziana signora Silvana, assidua frequentatrice dell'hotel in cui lui lavora; e un portiere di calcio, un brasiliano poco più che ventenne con un passato di amarezza e, come uniche armi per affrontare il presente, un sorriso che ti toglie il fiato e tanta, tanta speranza. Entrambi devono uscire da relazioni sentimentali difficili e malsane, entrambi cercano l'amore definitivo (che alla fine troveranno, ma il dubbio - come sempre nella vita - è che sia una soluzione di comodo): nel corso della vicenda s'incontreranno, impareranno a conoscersi e soprattutto a fidarsi, si scontreranno e si sfioreranno fino all'epilogo, che arriva come una possente e inaspettata onda d'urto.
Il romanzo si fa leggere senza pretendere alcunché ma non è disimpegnato, è allo stesso tempo facile e appassionante, in particolare perché richiede immedesimazione e partecipazione. Essenzialmente perché è una storia raccontata in modo sincero, senza sconti.
(Qui il primo capitolo, se siete curiosi.)
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