domenica 23 ottobre 2011

Incipit&Explicit 4

(da Cabaret Voltaire, maggio 2011)


Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino è un libro che sorprende per tantissime ragioni. La principale è perché è un libro fatto di incipit.

Sviluppandosi come una straordinaria carrellata sulle potenzialità della parola e dell’inventiva, l’opera segue un lettore (il Lettore) alle prese con un romanzo di cui non riesce a proseguire la lettura a causa di misteriosi errori di stampa o problemi tipografici; la ricerca del seguito lo porterà a leggere ben dieci inizi di romanzi diversi e a trovare anche l’anima gemella: la Lettrice.

Calvino dimostra la sua genialità compositiva (composizionale) già nell’incipit vero e proprio del libro, un capolavoro di allusione metanarrativa: “Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. (…) dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.”

I mondi diversissimi fra loro che Calvino abbozza nei successivi dieci incipit – da una grigia rarefatta stazione al Giappone magico, a uno sperduto villaggio sudamericano… – danno l’idea di quanto la letteratura possa destrutturarsi pur rimanendo affascinante e coinvolgente.

In un estremo tocco di genio (non leggete questa se vi è venuta voglia di prendere il libro, fatelo dopo), Calvino ha legato i vari incipit dei capitoli in un ennesimo incipit autonomo: “Se una notte d’inverno un viaggiatore, fuori dall’abitato di Malbork, sporgendosi dalla costa scoscesa senza temere il vento e la vertigine, guarda in basso dove l’ombra s’addensa in una rete di linee che s’allacciano…”

La magia della letteratura sta nell’incipit, tutta quanta lì.


Incipit&Explicit di questo mese:

Quentin Bell, Virginia Woolf, mia zia (la Tartaruga)

“Da signorina, Virginia Woolf si chiamava Stephen. Quella degli Stephen è una famiglia che emerge dall’oscurità verso la metà del XVIII secolo. Erano agricoltori, mercanti e trafficanti di merci di contrabbando nell’Aberdeenshire.”

*

“Deposto il bastone sulla riva del fiume, si infilò una grossa pietra nella tasca della giacca. Poi andò incontro alla morte: «l’unica esperienza», come aveva detto a Vita, «che non descriverò mai».”

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