Ho letto oggi su Repubblica l'anticipazione di Mr Gwyn, il nuovo libro di Alessandro Baricco che esce il 3 ottobre per Feltrinelli (e il progetto di Fandango Libri che fine ha fatto?).
Troppo presto per parlarne, ovviamente. Dico solo che ultimamente l'autore mi dà un po' su ai nervi, ma è una sensazione irrazionale e il povero Baricco nulla fa per alimentarmela. Anzi, credo che l'unica spiegazione del mio fastidio (che poi non è fastidio vero e proprio, alla fine il libro lo leggerò e mi piacerà - ho deciso in questo momento che mi piacerà, è piuttosto una noia, non so...) debba attribuirsi a tutti gli amici che stimo ma che non amano (eufemismo!) Baricco e per questo non perdono occasione di dirmelo, convincendomi quasi. Diciamo che mi dà fastidio per osmosi, ecco.
Tornando a Mr Gwyn: da qualche parte ho letto che Baricco ha dichiarato di aver cambiato un po' stile, soprattutto se si ripensa agli esordi con Castelli di rabbia e Seta; nel breve estratto pubblicato oggi vien quasi da credergli, sembra essere più denso, più reale (irrompono concreti riferimenti alla realtà fattuale, come la citazione del quotidiano Guardian, o l'agente letterario che più credibile non si può), anche se non mancano i baricchismi tradizionali.
Colpisce che nelle primissime righe ci sia una frase che stona parecchio, per via di congiuntivi che non tornano (l'ha notato anche Luca Sofri in un tweet): "Jasper Gwyn ebbe d'un tratto la limpida sensazione che quanto faceva ogni giorno per vivere non era più adatto a lui". Sto aspettando la notizia di un accademico della Crusca stroncato da un coccolone mentre sorseggiava il caffé e leggeva Repubblica stamattina. Baricco non è mai stato un "grammatico" osservante, anzi, ma questa frase stona proprio, è brutta e difficilmente può riprodurre con verosimiglianza i pensieri di uno scrittore quale è il protagonista del romanzo.
Pare che a Baricco si possa perdonare tutto, però. (Ecco, vedete quel fastidio che dicevo? Mi esce fuori che neanche me n'accorgo... Recupererò con la recensione lusinghiera che pubblicherò dopo la lettura. Ho deciso, lo so: sarà lunsighiera.)
A pagina 49 c'è poi anche l'immaginetta che promuove l'inserto Il Venerdì, con Baricco appunto in copertina e il titolone: "La letteratura non è più un'arte" (vabbé, e poi io in cosa credo?). E poi una citazione dall'intervista: "Più che uno scrittore mi sento un calzolaio delle parole." Ecco, il fastidio sta diventanto reale (ma Mr Gwyn mi piacerà, lo so).
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