Qualche giorno fa un assessore a non-so-che-cosa della provincia di Venezia proponeva (anzi, forse qualcosa più che 'proponeva') di bandire dalle biblioteche le opere degli scrittori che, nel 2004, avevano firmato un manifesto per la liberazione di Cesare Battisti (c'era anche Saviano, ma poi ha ritirato la firma perché non sapeva abbastanza della questione ed era "una causa che non [gli] appartiene"). Ora anche l'assessore all'istruzione del Veneto Elena Donazzan (vicentina, e di dove sennò?), in accordo col governatore Zaia, ha inviato una lettera a tutti i presidi affermando che "un boicottaggio civile è il minimo che si possa chiedere davanti ad intellettuali che vorrebbero l’impunità di un condannato per crimini aberranti".
Si sa che l'attenzione dell'Italia è attualmente risucchiata in altre faccende più hot, ma il fatto in questione rievoca parole sconcertanti: censura, rogo dei libri, crimini intellettuali ecc. Vero è che in ogni tempo di crisi, prendersela con gli intellettuali è tecnica assodata. Chissà cosa ne direbbe Voltaire. Intanto lo seguono distesamente sul web Wu Ming e Loredana Lipperini (entrambi nell'elenco di autori al bando; qui l'elenco completo).
(p.s. Perdonate: non so che m'è preso con 'sta storia della punteggiatura. Ripetitiva, eh? Domani smetto.)
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